Il 25 marzo è la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, istituita nel 2020 dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro della Cultura Dario Franceschini. La data, che in molti riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia, si celebra per il suo secondo anno e il genio di Dante risuona per i corridoi virtuali dell’Istituto Ferrini Franzosini con tante iniziative, ancor più quest’anno che ricorre il Settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta.
Si comincia con le parole del Professor Giuseppe Tinè, studioso del Sommo Poeta e protagonista di letture e cortometraggi su Dante, nonché docente di Lettere del nostro Istituto. Al professor Tinè è stata fatta una domanda semplicissima: perché oggi nel 2021 dobbiamo leggere Dante? Pubblichiamo di seguito la risposta.
Perché leggere Dante oggi? Perché in un’età, quale è la nostra, in cui la figura dell’intellettuale impegnato appare sempre piú in crisi, e la sua funzione sociale sempre piú evanescente, Dante, un intellettuale che partecipa appassionatamente all’attività politica e alla vita pubblica, può costituire per noi ancora un monito, se non proprio un modello; perché ha saputo guardare, di là dall’orizzonte municipalistico e locale
del Comune, a quello piú vasto della crisi dell’Impero, realtà sovralocale e sovranazionale, oggi potremmo dire “globale”, nel cui segno e per il cui tramite egli mirò a congiungere in un corpo solo l’Italia, lacerata,
allora come oggi, da tante divisioni; perché, attraverso l’uso del volgare illustre, non solo ha dato inizio a quel processo di unificazione linguistica che è alla base della stessa unificazione politica di una nazione, ma ci ha consegnato anche quel monumento di letteratura insieme nazionale e popolare che è la Commedia; perché Dante, proprio come noi, ha vissuto in un’epoca di trasformazioni radicali, di acute ed aspre lotte sociali - per lui l’epoca della transizione dal mondo feudale-cortese a quello borghese, mercantile, protocapitalistico, dei Comuni: una transizione di cui egli seppe vedere, talora anche in modo lucidamente e spietatamente critico, i problemi e le contraddizioni, nella prospettiva di un nuovo ordine europeo fondato sui superiori valori di libertà e di pace; in una parola: perché Dante, come ha scritto Engels, è “l’ultimo poeta del Medioevo e il primo poeta moderno”. G.T.
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